|
|
C'
era
una
volta
un
pezzo
di
legno
;
non
un
legno
di
lusso,
no!
un
semplice
pezzo
di
legno,
di
quelli
che
d'inverno
si
mettono
sul
camino,
perchè
alimentino
un
bel
fuoco.
E
quel
pezzo
di
legno,
non
so
per
qual
caso,
capitò
fra
le
mani
di
mastro
Antonio,
un
falegname
che
tutti
chiamavano
mastro
Ciliegia
perchè
aveva
la
punta
del
naso
lustra
e
paonazza
come
una
ciliegia
matura.
-
Ne
farò
una
gamba
di
tavolo
-
si
disse
mastro
Ciliegia,
rigirando
fra
le
mani
quel
pezzo
di
legno.
E
si
mise
all'opèra,
cominciando
a
scortecciarlo.
Ma
quando
stava
per
calare
il
primo
colpo
d'ascia,
si
fermò
con
l'arnese
sospeso
a
mezz'aria,
perchè
una
vocina
sottile
sottile
bisbigliava
:
-
Non
picchiar
troppo
forte...-
.Mastro
Ciliegia
stava
ancora
chiedendosi
chi
mai
avesse
parlato
(infatti
era
solo
nella botteguccia),
quando
sentì
bussare
alla
porta.
-
Avanti,
-
disse
il
falegname
senza
aver
la
forza
di
rizzarsi
in
piedi.
Entrò
allora
nella
bottega
un
vecchietto
arzillo,
il
quale
aveva
nome Geppetto;
ma
i
ragazzi
del
quartiere
lo
motteggiavano
col
soprannome
di
Polentina
a
causa
di
una
parrucca
gialla
come
la
polenta,
che
il
vecchietto
usava
portare.
-
Buon
giorno,
mastr'
Antonio
-
disse
entrando.
-
Son
venuto
per
chiedervi
un
favore.
-
Dite
pure,
mastro
Geppetto
–
-
M'è
passata
pel
capo
un'idea.
Vorrei
costruirmi
un
burattino
che
sappia
ballare
e
far
salti
mortali,
con
il
quale
girare
il
mondo
per
guadagnarmi
un
boccone
di
pane
ed
un
bicchier
di
vino
-
.
Avrei
quindi
bisogno
di
un
pezzo
di
legno
adatto
al
caso
mio.
-
Bravo
Polentina
!...
-
gridò
la
vocetta
che
già
conosciamo.
A
quell'esclamazione
mastro
Geppetto
montò
su
tutte
le
furie.
-
Perchè
m'offendete?
-
chiese
rivolto
a
mastr'
Antonio.
-
E
chi
mai
v'offende?
Non
ho
neppur
aperto
bocca...
-
M'
avete
chiamato
Polentina
!
-
Vi
ripeto
che
non
ho
aperto
bocca!
Ma
Geppetto
non
volle
sentir
ragione
ed
i
due
arzilli
vecchietti
passarono
dalle
parole
ai
fatti
e
si
strapparono
le
parrucche.
Alfine,
però
si
calmarono
e
riconosciuti
i
reciproci
torti,
si
riappacificarono
ed
alla
fine
mastro
Geppetto
se
ne
andò
con
il
suo
bravo
pezzo
di
legno.
|
|
Appena
giunto
a
casa,
Geppetto
prese
gli
arnesi
e
cominciò
ad
intagliare
il
burattino
che
aveva
ideato.
E
mentre
lavorava,
pensava
al
nome
che
avrebbe
affibbiato
a
quel
suo
capolavoro.
-
Lo
chiamerò
Pinocchio
-
concluse.
-
Questo
nome
gli
porterà
fortuna.
Ho
conosciuto
un'intera
famiglia
di
Pinocchi
e
tutti
erano
felici!
il
più
ricco
di
loro
chiedeva
l'elemosina...
E
così
pensando
e
borbottando,
il
vecchietto
lavorava
di
lena.
Intagliò
la
testa,
vi
fece
i
capelli,
la
fronte,
gli
occhi...
Ma
immaginate
la
sorpresa
di Geppetto,
quando,
appena
finiti
gli
occhi,
si
accorse
che
questi
si
muovevano
e
che
lo
guardavano
fisso
fisso..
-
Occhiacci
di
legno,
perchè
mi
guardate?..
-
chiese
risentito.
Ma
non
ebbe
risposta
alcuna.
Dopo
gli
occhi,
fece
il
naso;
ma
il
naso,
appena
modellato,
cominciò
a
crescere,
a
crescere
in
modo
spropositato.
Il
vecchietto
si
affannava
a
tagliarlo,
ma
più
lui
tagliava,
più
quel
naso
cresceva
e
diventava
lungo...
Spazientito,
Geppetto
lasciò
che
quel
naso
assumesse
le
dimensioni
che
voleva
e
passò
alla
bocca.
Questa
non
era
ancora
finita
che
cominciò
a
ridere
ed
a
canzonarlo.
-
Smetti
di
ridere
!...
-
urlò
Geppetto
adirato.
Ma
era
come
parlare
al
muro.
Ripetè
il
comando,
urlando
ancor
di
più;
ed
allora
la
bocca
smise
di
ridere,
ma
cacciò
fuori
una
spanna
di
lingua
e
cominciò
a
far
boccacce.
Geppetto,
per
non
guastar
gli
affari
suoi,
finse
di
non
vedere
e
continuò
il
lavoro;
ma
non
aveva
ancor
quasi
finito
le
mani,
che
il
burattino
gli
afferrò
la
parrucca
e
gliela
tolse
dal
capo.
-
Pinocchio,
rendimi
la
mia
parrucca!
Ma
il
burattino,
invece
di
obbedire,
si
mise
in
testa
la
parrucca
di Geppetto.
A
questo
gesto,
il
vecchietto,
fattosi
triste
in
volto,
commentò:
-
Birba
d’un
figliolo!
Non
sei
ancora
finito
e
già
manchi
di
rispetto
a
tuo
padre!
Male,
ragazzo
mio,
male!
Quando
Geppetto
ebbe
finito
di
intagliargli
i
piedi
si
sentì
arrivare
un
calcio
sulla
punta
del
naso.
-
Me
lo
merito
-
disse
fra sè.
-
Ora
è
troppo
tardi
dovevo
pensarci
prima
!
Poi
prese
il
burattino
e
lo
posò
per
terra.
Pinocchio
aveva
le
gambe
ancora
intorpidite
e
non
sapeva
muoverle;
ma
dopo
che
Geppetto
lo
aiutò
a
fare
qualche
passo,
le
articolazioni
si
sciolsero
ed
in
breve
Pinocchio
cominciò
a
far
salti
e
capriole,
a
correre
per
la
bottega
ed
infine
infilò
l’uscio
e
fuggì
per
la
strada.
|
|
|
|
Ed
il
povero
Geppetto
lo
rincorreva
con
quanto
fiato
aveva
in
corpo
ed
urlava:
«
Prendetelo
!...
Prendetelo
!...
»
;
ma
la
gente,
a
quello
spettacolo
di
nuovo
genere,
si
fermava
trasecolata
a
guardare.
Ad
un
tratto
una
guardia
sbarrò
il
passo
a
Pinocchio
e,
quantunque
il
burattino
avesse
tentato
di
sgusciarle
tra
le
gambe,
afferrò
per
il
naso
il
fuggitivo.
Sopraggiunse,
ansante
e
trafelato
anche Geppetto;
ma
la
gente
faceva
ressa
e
commentava
a
modo
suo
l'
accaduto.
-
A
casa
faremo
i
conti...
-
diceva Geppetto.
-
Povero
burattino,
-
commentava
la
gente
-
ha
ragione
di
scappare,
quel
Geppetto
è
davvero
senza
cuore...
chissà
come
lo
batterà...
Tanti
furono
i
commenti
sfavorevoli
a
Geppetto
che
la
guardia
rimise
in
libertà
Pinocchio
e
condusse
in
prigione
il
povero
Geppetto.
-
Sciagurato
figliolo,
-
commentava
il
vecchietto
seguendo
la
guardia
-
ed
io
mi
ero
illuso
di
far
di
lui
un
burattino
per
bene!
Dovevo
proprio
pensarci
prima
!
Così
Pinocchio
se
ne
tornò
a
casa
solo.
Ma
appena
si
fu
messo
a
sedere
per
terra,
pensando
alle
emozioni
della
fuga,
sentì
una
vocetta
:
- Cri-cri-cri...
-
Chi
mi
chiama?
-
Sono
io,
il
Grillo
parlante.
-
Ebbene,
che
vuoi
?
-
Sei
stato
cattivo,
Pinocchio!
Guai
ai
figli
che
si
ribellano
ai
genitori!
Prima
o
poi
se
ne
pentiranno
amaramente...
Dovresti
almeno
andare
a
scuola!
-
Taci,
Grillaccio
del
malaugurio
!
-
Povero
grullo
!...
Crescerai
un
gran somarone!
Se
non
vuoi
andare
a
scuola,
imparati
almeno
un
mestiere!...
Mi
fai
compassione!
E
quel
che
è
peggio,
gli
è
che
hai
la
testa
di
legno!...
A
queste
parole
Pinocchio
s'infuriò
e,
preso
un
martello,
lo
scagliò
contro
il
Grillo
parlante
e
disgraziatamente
lo
colse
proprio
nel
capo
e
lo
uccise.
Ancor
tutto
emozionato
per
quella
lite
così
tragicamente
finita,.
Pinocchio,
sentendosi
avvilito
ed
abbattuto,
si
avvicinò
al
camino
e
si
addormentò.
Ma,
per
il
calore,
i
suoi
piedi,
che
erano
di
legno,
a
poco
a
poco
si
carbonizzarono.
sul
far
del
giorno
fu
risvegliato
da
alcuni
colpi
battuti
alla
porta.
Pinocchio
si
destò,
si
stropicciò
gli
occhi,
si
alzò
per
andare
ad
aprire,
ma
solo
allora
si
accorse
di
non
poter
camminare...
-
Aprimi,
Pinocchio
-
gridava
intanto
Geppetto
dalla
strada.
-
Non
posso
camminare...
non
ho
più
i
piedi...
-
rispondeva
il
burattino.
piagnucolando.
-
Non
posso
star
ritto...
credetemi...
Geppetto
allora
entrò
dalla
finestra
e,
credendo
che
il
burattino
gli
avesse
raccontato
una
frottola,
era
deciso
a
punirlo
a
dovere.
Ma
quando
vide
Pinocchio
che
si
trascinava
per
terra
e
che
era
davvero
senza
piedi,
si
commosse,
lo
prese
in
braccio
e
si
accinse
a
rifargli
i
piedi,
non
senza
prima
avergli
dato
da
mangiare,
essendosi
accorto
che
stava
per
morire
di
fame.
-
Mi
prometti
che
sarai
buono?
'chiedeva
Geppetto,
mentre
lavorava.
-
Velo
prometto.
E
prometto
anche
che
andrò
a
scuola
e
che
sarò
bravo
!
.
Appena
il
burattino
si
accorse
di
avere
di
nuovo
i
piedi,
saltò
giù
dal
tavolo
e
cominciò
a
far
salti
e
capriole.
-
Babbo,
-
gridava
-
voglio
andare
subito
a
scuola…
Il
buon
Geppetto,
a
quelle
parole,
gongolava
di
gioia.
Cucì
a
Pinocchio
un
bel
abitino
di
carta,
gli
fece
un
berrettino
a
punta
e
corse
à
comperargli
l'abbecedario.
E
per
questo
acquisto,
non
esitò
a
vendere
la
sua
casacca.
|
|
|
|
Ma
Pinocchio
sapeva
far
proponimenti,
ma
non
sapeva
altrettanto
mantenerli.
Così.
mentre
si
recava
a
scuola,
non
appena
udì
una
certa
musichetta
che
usciva
da
una
gran
baracca
di
legno,'
dipinta
a
mille
colori,
si
fermò
a
curiosare.
-
Che
c'
è
in
quella
baracca
?
chiese
ad
un
ragazzo.
-
Non
sai
leggere?
E'
il
«
Gran
teatro
dei
Burattini
»,
ed
occorrono
quattro
soldi
per
entrarvi.
Pinocchio
ardeva
dal
desiderio
di
vedere
il
teatro
dei
burattini.
Alla
scuola
ormai
non
pensava
più.
Ma
do
ve
prendere
i
quattro
soldi?
Trovò
alfine
un
rivenditore
di
libri
usati
che
per
quella
cifra
gli
acquistò
l'abbecedario...
Quando
Pinocchio
entrò
nel
teatro
,dei
burattini,
accadde
una
mezza
rivoluzione.
Arlecchino,
che
stava
recitando
la
sua
parte,
restò
muto,
guardò
verso
il
fondo
della
platea,
poi
gridò
:
-
Ma
quello
è
Pinocchio
!...
Pinocchio....
La
commedia
andò
a
monte.
Tutti
i
burattini
della
compagnia
accorsero
presso
il
nuovo
venuto,
lo
circondarono,
lo
trascinarono
con
loro
tra
le
quinte,
mentre,
il
pubblico
protestava.
A
quel
baccano
accorse
il
burattinaio,
di
nome
Mangiafuoco
;
un
gigante
,
spaventoso
a
vedersi,
con
una
tremenda
barbaccia
nera,
ma
in
fondo
era
un
bravo
uomo.
|
|
|
|
I
burattini,
spaventati,
si
erano
ritirati
in
un
angolo,
cosicchè
il
povero
Pinocchio
si
trovò
a
tu
per
tu
con
quell'
uomo
dall'apparenza
tremenda.
-
Pietà,
signore,
-
disse
Pinocchio
fra
le
lacrime.
-
Chi
sei
e
che
vuoi
tu
qui?
–
e
così
dicendo
Mangiafuoco
starnutì
poderosamente.
-
Salute!
-
disse
Pinocchio.
-
Sei
un
bravo
figliolo!
Vieni
e
dammi
un
bacio.
Pinocchio
non
se
lo
fece
ripetere;
arrampicandosi
lungo
la
barba
di
Mangiafuoco,
salì
a
posargli
un
bacio
sulla
punta
del
naso.
Poi
il
burattino
raccontò
tutta
la
sua
storia
ed
il
burattinaio,
impietosito,
gli
donò
cinque
monete
d'
oro,
facendosi
promettere
che
le
avrebbe
portate
subito
a
babbo
Geppetto.
Pinocchio
promise,
ringraziò
e
scappò
via
di
corsa.
Ma
strada
facendo,
s'imbattè
in
una
Volpe
zoppa
ed
in
un
Gatto
cieco. |
|
|
|
-
Buon
giorno,
Pinocchio
-
gli
disse
la
Volpe.
-
Dove
vai
tanto
di
corsa?
-
Dal
babbo!
Ho
una
buona
notizia
per
lui.
Sono
diventato
ricco...
E
così
dicendo,
mostrò
le
monete
avute
in
dono
da
Mangiafuoco.
-
Oh,
ragazzo
fortunato!
-
intervenne
il
Gatto.
-
Se
avessi
io
quelle
cinque
monete
in
breve
le
moltiplicherei
e
di
molto...
-
In
che
modo
?
-
chiese
Pinocchio
incuriosito.
-
Devi
sapere
-
spiegò
la
Volpe
che
nel
paese
dei
Barbagianni
vi
è,
un
campo,
detto
«
Campo
dei
Miracoli
»
e
nel
campo
vi
è
un
albero.
Ora,
seppellendo
ai
piedi
di
quell'albero,
ad
esempio,
uno
zecchino,
il
giorno
seguente
ne
trovi
come
minimo
un
ramo
carico.
|
|
|
|
Il
Gatto
e
la
Volpe
tanto
dissero
e
tanto
fecero,
che
Pinocchio
si
lasciò
infinocchiare,
seguì
quei
due
manigoldi,
fece
ciò
che
gli
dicevano
e
mentre
stava
curvo
sulla
buca
scavata,
fu
preso
a
tradimento,
e
derubato
delle
cinque
monete
d'oro
ed
appeso
ad
un
ramo
dell'albero
stesso.
Mentre
il
burattino
penzolava
più
morto
che
vivo,
la
bella
Fatina
dai
capelli
turchini
si
affacciò
alla
finestra
della
sua
casetta,
vide
Pinocchio
e,
impietosita,
volle
correre
in
suo
soccorso.
Comandò
al
Falco
azzurro
che
col
suo
grosso
becco
rompesse
la
corda
che
teneva
sospeso
Pinocchio
ed
a
Medoro,
il
Can
barbone,
che
andasse
a
raccoglierlo
con
la
carrozza
e
che
glielo
portassero
nella
sua
casetta.
|
|
|
|
Quando
fu
alla
presenza
della
Fatina,
Pinocchio
ebbe
vergogna
di
se
stesso
e
non
sapendo
come
giustificarsi,
cominciò
a
narrare
una
serqua
di
bugie.
Ma
di
mano
in
mano
che
parlava,
il
suo
naso
aumentava
di
lunghezza.
-
Perchè
ridete
?
-
chiese
Pinocchio
a
coloro
che
l’
attorniavano.
-
dici
troppe
bugie,
ragazzo
mio
-
lo
rimproverò
la
Fatina
-
Ma
siccome
mi
sembri
pentito,
ti
accorcerò
il
naso
e
ti
prometto
che,
se
vorrai
metter
giudizio
e
mantenere
il
proponimento
di
studiare,
appagherò
un
tuo
grande
desiderio.
-
Cioè?
-
Finirai
di
essere
un
burattino
e
diventerai
un
ragazzo
come
gli
altri.
Pinocchio
era
al
colmo
della
gioia.
Promise,
ringraziò
e
promise
ancora.
Dopodichè
la
Fatina
gli
permise
di
tornare
dal
babbo.
|
|
|
|
Ma
come
giunse
in
paese,
Pinocchio
s'imbattè
in
un
suo
amicone,
un
tal
Romeo
che
però
tutti
chiamavano
Lucignolo,
perchè
era
lungo,
secco
ed
allampanato
come
lo
stoppino
di
un
lumino
da
notte.
Lucignolo
era
il
ragazzo
più
svogliato
e
più
birichino
di
tutta
la
scolaresca,
ma
Pinocchio
gli
era
molto
affezionato.
-
Pinocchio,
-
gli
disse
Lucignolo
non
appena
lo
vide:
-
vuoi
venire
con me'?
Vado
nel
più
bel
paese
di
questo
mondo,
nel
«
Paese
della
Cuccagna
»
!
-
La
buona
Fata
mi
ha
detto
di
tornare
dal
babbo...
-
A
mezzanotte
passerà
la
carrozza
che
mi
porterà
al
paese
di
cui
ti
ho
detto;
vieni
con
me!
Vedrai
quanto
ci
divertiremo
!
-
e
niente
scuola
!...
Pìnocchio
non
seppe
resistere
ed
alla
mezzanotte
salì
con
Lucignolo
ed
altri
ragazzi
su
di
una
carrozza
trainata
da
dodici
pariglie
di
ciuchi.
Pinocchio,
Lucignolo
e
tutti
gli
altri
ragazzi
che
avevano
fatto
il
viaggio
verso
il
«
Paese
della
Cuccagna
»,
appena
ebbero
posto
piede
nella
«
Città
dei
Balocchi
»,
si
trovarono
in
mezzo
ad
una
gran
baraonda.
In
quella
città
vi
era
ogni
sorta
dì
divertimenti.
-
E'
una
vita
veramente
piacevole
-
diceva
Pinocchio.
-
Non
avevo
forse
ragione?
-
incalzava
Lucignolo. |
|
|
|
Ed
intanto
il
tempo
passava
ed
i
divertimenti
non
avevano
termine.
Dei
libri,
neppure
l'ombra,
ma
in
capo
a
cinque
mesi
le
cose
cominciarono
a
cambiare.
Una
mattina
Pinocchio,
destandosi,
ebbe
una
sgradita
sorpresa.
.
Si
accorse,
con
spiegabile
sgomento,
che
le
orecchie
gli
si
erano
allungate
di
un
palmo.
E
prima
di
sera,
tanto
lui
che
Lucignolo,
erano
mutati
in
due
perfetti
asinelli.
Pinocchio
pianse
e
pianse,
ma
non
vi
era
rimedio
alcuno.
Anzi,
gli
capitò
di
peggio,
perchè
il
giorno
seguente
fu
venduto
ad
un
barrocciaio
che
aveva
appunto
bisogno
di
un
ciuco.
Qual
fatica
tirare
il
carretto,
povero
Pinocchio!
E
fu
tanto
il
suo
cruccio
che
un
giorno,
stremato
dalla
fatica,
cadde
e
si
ruppe
una
gamba.
Il
barrocciaio
non
stette
tanto
a
riflettere.
-
Non
mi
servi
più
come
somaro
,
-
gli
disse.
-
Ti
caverò
almeno
la
pelle.
E
detto
fatto,
gli
legò
una
corda
al
collo
e
lo
buttò
in
mare
per
annegarlo
e
poi
scuoiarlo.
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Ma
la
buona
Fatina
vegliava
su
quel
disubbidiente
di
Pinocchio
ed
ancora
una
volta
venne
in
suo
soccorso.
I
pesci
mangiarono
le
sembianze
dell'asino
e
il
burattino,
liberato
da
quelle
parvenze,
si
mise
a
nuotare
allegramente.
Stava
tornandosene
a
riva,
quando..,
orrore
!...
Un
mostro
immane,
con
la
bocca
enorme
spalancata,
venne
verso
di
lui
e
l'inghiottì
all'istante.
Sceso
nello
stomaco
della
balena
(
che
tale
era
il
mostro
che
aveva
inghiottito
Pinocchio
),
il
burattino
scorse
una
tenue
luce;
vi
si
indirizzò
e
trovò
nientemeno
che
suo
babbo
Geppetto.
Dopo
un
monte
di
abbracci,
i
due
si
narrarono
vicendevolmente
come
mai
fossero
giunti
in
quello
strano
luogo
ed
alla
fine
concertarono
il
modo
di
fuggire.
Infatti,
durante
la
notte,
mentre
la
balena
dormiva,
russando
con
la
bocca
spalancata,
Pinocchio
e
Geppetto
risalirono
piano
piano
la
gola
del
mostro
e
riuscirono
ad
evadere
da
quella
insolita
prigione.
-
Aggrappatevi
alle
mie
spalle
-
disse
Pinocchio
a
Geppetto,
quando
furono
in
acqua.
-
Al
resto
penso
io.
Pinocchio
nuotava
vigorosamente,
ma
la
riva
era
ancora
lontana.
Ad
un
tratto
ecco
un
grosso
pesce
affiancarsi
ai
due
nuotatori. |
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Era
un
Tonno,
certo
inviato
dalla
buona
Fatina,
il
quale
velocemente
trasportò
i
due
fino
alla
spiaggia.
Dopo
mille
ringraziamenti,
Pinocchio
e
Geppetto
si
misero
in
viaggio
per
tornare
al
loro
paesello,
ma
non
avevano
ancor
fatto
cento
passi
che
si
videro
venir
incontro
due
brutti
ceffi.
Erano
il
Gatto
cieco
e
la
Volpe
zoppa;
ma
quanto
mutati
da
un
tempo!
La
Volpe
era
zoppa
davvero
ed
il
Gatto
era
proprio
diventato
cieco.
-
Brutti
ceffi!
-
esclamò
Pinocchio
quando
li
riconobbe.
-
Mi
avete
ingannato
una
volta,
ma
non
vi
sarà
tanto
facile
ingannarmi
una
seconda.
-
Oh,
Pinocchio!
Credici,
siamo
disgraziati
veramente
!...
-
Peggio
per
voi
e
ben
vi
stà
-
rispose
il
burattino
e
piantò
in
asso
quei
due
che
erano
stati
la
causa
di
tante
sue
disgrazie.
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Dopo
lungo
cammino
Pinocchio
e
Geppetto
giunsero
ad
una
casetta.
Erano
sfiniti
per
le
fatiche
e
decisero
di
chiedere
ospitalità.
Bussarono.
-
Chi
è
?
.-
chiese
una
vocina.
-
Siamo
padre
e
figlio
senza
pane
.
e
senza
tetto.
-
Entrate.
Pinocchio
spinse
il
battente.
Entrò,
ma
non
vide
persona
alcuna.
-
Chi
è
il
padrone
di
questa
casetta
?
-
chiese
guardandosi
attorno.
-
Sono
io,
quassù.
Pinocchio
alzò
lo
sguardo
in
direzione
della
voce
e
vide
nientemeno
che
il
Grillo
parlante.
-
Oh,
caro
Grillo
-
disse
il
burattino.
-
Vedo
che
sei
ancora
in
vita.
Vorrai
perdonarmi
quello
sgarbo
che
ti
feci
un
tempo...
-
lo
avrò
pietà
del
tuo
babbo
e
di
te.
Ma
ricordati
che
a
questo
mondo
bisogna
esser
gentili
con
tutti.
Non
si
sa
mai
quel
che
ci
può
capitare...
A
proposito,
sai
che
la
buona
Fatina
è
tanto
ammalata
per
colpa
tua?
-
Per
colpa
mia?..
-
Sì;
per
tutte
le
tue
disubbidienze
e
per
tutte
le
promesse
che
non
hai
mantenuto.
-
Oh,
povera
Fatina
e
dove
si
trova
ora
?
Voglio
andare
subito
da
lei
per
dirle
tutto
il
mio
dolore
e
per
prometterle,
ma
questa
volta
senza
dubbio
che
manterrò
ciò
che
prometto,
che
se
guarirà
diventerò
un
bravo
ragazzo.
-
Andrai
domani.
Ora
riposati.
E
Pinocchio
si
addormentò.
E
sognò…
Sognò
la
Fatina
buona,
sognò
tutte
le
sue
monellerie
passate,
sognò
i
dispiaceri
arrecati
al
buon
Geppetto
e
nel
sogno
ancora
una
volta
promise
di
ravvedersi
una
volta
per
sempre.
A
questo
punto
il
sogno
svanì
e
Pinocchio
si
risvegliò.
Era
già
giorno
fatto
ed
il
burattino
balzò
in.
piedi
di
colpo.
Ma
quale
non
fù
la
sua
meraviglia!..
Non
era
più
un
burattino
di
legno,
ma
un
ragazzo
come
tutti
gli
altri.
Corse
da Geppetto,
lo
abbracciò
e
gli
chiese
:
- Babbino,
spiegami
la
ragione
di
questo
meraviglioso
cambiamento!
-
E'
merito
tuo.
Questa
volta
il
pentimento
è
stato
sincero
e
quando
i
bambini
da
cattivi
diventano
buoni,
mutano
anche
di
aspetto.
.
-
E
il
burattino
di
legno
dov'è
andato
a
finire?
-
Eccolo
-
gli
rispose
Geppetto,
indicandogli
un
grosso
burattino,
appoggiato
ad
una
sedia,
con
le
gambe
incrociate
e
la
testa
ripiegata
sul
collo.
Pinocchio
si
voltò
a
guardarlo
poi
esclamò:
Addio
per
sempre,
burattino! |
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Fine |
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